Rubare telefono: la pena è più grave?

Rubare telefono: la pena è più grave?

Impossessarsi del cellulare di altri è furto semplice o aggravato? Cosa sono i mezzi fraudolenti?

I telefonini di oggi possono avere un valore economico davvero ragguardevole. Ciò perché gli smartphone permettono non solo di chiamare, ma di fare praticamente tutto ciò che un tempo era un’esclusiva del computer. Ecco perché fanno gola ai malintenzionati, i quali potrebbero essere interessati a rubarli per poi piazzarli sul mercato nero. Una recente sentenza della Suprema Corte è intervenuta proprio su questo argomento, stabilendo in quali casi rubare un telefono comporta una pena più grave.

Secondo i giudici, quando ci si approfitta di determinate situazioni favorevoli, magari sfruttando dei subdoli sotterfugi, si rischia un’incriminazione per furto aggravato, punito con la reclusione sino a sei anni. È il caso di chi prima chiede in prestito il cellulare per effettuare una chiamata urgente e poi scappa via. La pena è più grave se si ruba un telefono? Potrebbe esserlo. Se l’argomento ti interessa, prosegui nella lettura.

Indice:

1 Furto semplice: cos’è e com’è punito?

2 Furto aggravato: cos’è e com’è punito?

3 Rubare un telefono: quando la pena è più grave?

Furto semplice: cos’è e com’è punito?

Secondo la legge, il furto consiste nell’impossessarsi della cosa altrui, sottraendola a chi la detiene. La condotta del ladro, dunque, deve consistere nella privazione della disponibilità materiale del bene (sottrazione) e nella contestuale sua acquisizione da parte del ladro (impossessamento) [1].

Non è dunque furto prendere il bene altrui (ad esempio, un portafogli) e poi gettarlo via, in quanto c’è la sottrazione ma non l’impossessamento; lo è, al contrario, prendere la cosa di altri per ricavarci un guadagno (tenendola semplicemente con sé o vendendola, ad esempio).

Oggetto del furto deve essere necessariamente una cosa mobile: non è possibile rubare una casa o un fondo. In casi del genere, al massimo può integrarsi il reato di invasione di edifici o terreni.

L’elemento soggettivo del reato è il dolo, ossia la precisa intenzione di voler rubare. Chi si appropria di una cosa altrui per sbaglio (classico esempio è colui che, all’uscita da un locale, confonde l’ombrello di un altro con il proprio) non commette furto, perché questo delitto presuppone l’intenzionalità della condotta.

Quello appena descritto è il cosiddetto furto semplice, cioè il furto commesso senza particolari stratagemmi né avvalendosi di specifiche situazioni che possono aver facilitato l’opera del reo.

Il furto semplice è punito dalla legge con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 154 a 516 euro.

Questo tipo di reato è procedibile a querela di parte. Ciò significa che la vittima del reato ha tre mesi di tempo per denunciare il fatto alle autorità, decorsi i quali non si potrà più procedere nei confronti del colpevole.

Furto aggravato: cos’è e com’è punito?

Secondo il Codice penale, la sottrazione di una cosa altrui, quando avviene in determinati modi o in specifiche situazioni, merita di essere punita più severamente. Queste circostanze sono definite aggravanti, al cui ricorrere la pena lievita fino a poter raggiungere, nel caso di concomitanza di più di esse, fino a dieci anni.

Per la legge, il furto è aggravato quando:

il ladro usa violenza sulle cose o si avvale di un mezzo ingannevole (furto fraudolento);

il colpevole porta con sé armi o narcotici, pur senza usarli;

si ha furto con destrezza, cioè quando l’autore agisce con speciale abilità, superiore a quella normalmente usata dal comune ladro e, perciò, idonea a eludere la normale vigilanza dell’uomo dalla diligenza media;

è commesso da tre o più persone, oppure anche da una sola, se sia travestita in modo da celarne l’identità o da simulare la qualità di pubblico ufficiale;

riguarda il bagaglio dei viaggiatori in ogni specie di veicoli, nelle stazioni, negli scali o banchine, negli alberghi o in altri esercizi ove si vendono alimenti;

è commesso su beni presenti negli uffici pubblici, oppure sottoposti a sequestro o a pignoramento, o ancora esposti necessariamente o abitualmente alla pubblica fede (es. macchina parcheggiata in luogo non custodito; taccheggio nel supermercato, ecc.);

è commesso su componenti metalliche o altro materiale sottratto ad infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici e gestite da soggetti pubblici o da privati in regime di concessione pubblica;

è commesso su tre o più capi di bestiame raccolti in gregge o in mandria, ovvero su animali bovini o equini, anche non raccolti in mandria;

è commesso all’interno di mezzi pubblici;

è commesso nei confronti di persona che stia uscendo da istituti di credito o uffici postali, oppure abbia effettuato un prelievo presso gli sportelli automatici a ciò adibiti [2].

Il furto aggravato è punito con la reclusione da due a sei anni, oltre alla multa da 927 a 1.500 euro.

 

Il furto aggravato, inoltre, è procedibile d’ufficio, nel senso che chiunque può segnalare alle autorità il fatto criminoso, anche una persona diversa dalla vittima del reato.

Rubare un telefono: quando la pena è più grave?

Rubare un telefono costituisce furto semplice o aggravato? Dipende dalle circostanze.

Secondo la Corte di Cassazione [3], chiedere in prestito un cellulare con il pretesto di dover fare una telefonata urgente e poi scappare via con l’apparecchio costituisce furto aggravato dall’uso di un mezzo fraudolento. Ma c’è di più. La condotta è grave anche perché arreca un rilevante danno alla vittima, la quale non solo si vede sottrarre un bene di discreto valore (nel caso di specie, di circa 100 euro), ma viene anche privata della possibilità di utilizzare la cosa rubata.

Secondo la Cassazione, non può essere sottovalutata la circostanza del prolungato mancato utilizzo del telefono, che va considerato quale ulteriore effetto pregiudizievole subito dalla persona offesa in conseguenza del furto.

Per la Cassazione è inoltre evidente il «mezzo fraudolento» utilizzato dal ladro. Ciò perché l’uomo ha finto la necessità di dover fare una telefonata, così allentando la sorveglianza da parte delle persone offese.

Morale della favola: chi ruba un cellulare rischia un’incriminazione per furto aggravato e una pena severa, dai due ai sei anni.

Note:

[1] Art. 624 cod. pen.

[2] Art. 625 cod. pen.

[3] Cass., sent. n. 28715 del 23 luglio 2021.

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