Sequestro messaggi WhatsApp: come funziona?

La polizia può leggere i messaggi privati delle chat? In quali casi si può procedere al sequestro? La polizia può chiedere i tabulati di WhatsApp?

La gran parte delle telefonate e delle comunicazioni tra persone è stata ormai sostituita da veloci note scambiate attraverso le app di messaggistica istantanea. WhatsApp, Messenger, Telegram: anche gli avvisi più importanti sono oramai trasmessi mediante questi programmi. Molti pensano che inviarsi messaggi sia più sicuro delle telefonate: mentre queste ultime possono essere intercettate, i primi sono più protetti e sicuri. Ciò è vero solo in parte. In realtà, come vedremo, la polizia può acquisire le chat senza troppi problemi. Come funziona il sequestro di messaggi WhatsApp?

Come vedremo nel prosieguo, mentre per intercettare una telefonata c’è bisogno di una particolare autorizzazione del giudice che può essere concessa solo per determinati reati, per leggere i messaggi e le chat private non serve nulla di tutto ciò: è sufficiente che la polizia proceda al sequestro del cellulare. In altre parole, arrivare ad acquisire le conversazioni scritte tra persone che usano i sistemi di messaggistica istantanea è più semplice di quanto serva per intercettare una telefonata. Se l’argomento ti interessa, prosegui nella lettura: vedremo come funziona il sequestro di messaggi WhatsApp.

Indice:

1 Messaggi WhatsApp: sono sicuri?

2 Come accedere ai messaggi WhatsApp?

3 Come funziona il sequestro dei messaggi WhatsApp?

4 Intercettazione di telefonate: come funziona?

Messaggi WhatsApp: sono sicuri?

Prima di spiegare come la polizia procede al sequestro di messaggi WhatsApp, occorre rispondere a una domanda che molti si pongono: i messaggi WhatsApp sono sicuri? La risposta è: sì, lo sono. Almeno entro certi limiti.

Com’è noto a molti, WhatsApp (così come molte altre app analoghe) si avvale della crittografia end-to-end, cioè di quella tecnica che permette di cifrare un messaggio rendendolo incomprensibile a tutti, fuorché al suo destinatario e al mittente. In pratica, nemmeno il fornitore del servizio può visualizzare la conversazione.

Ciò significa che, se la polizia contatta direttamente WhatsApp per avere accesso alle conversazioni tra gli utenti, non otterrà nulla.

Come accedere ai messaggi WhatsApp?

L’unico modo di leggere i messaggi WhatsApp è quello di accedere direttamente allo smartphone del mittente o del destinatario. Insomma: non c’è modo di ottenere le conversazioni se non quello di prendere il cellulare. È qui che entra in gioco il sequestro dei messaggi WhatsApp.

Come funziona il sequestro dei messaggi WhatsApp?

Come spiegato nell’articolo “Tabulati WhatsApp polizia“, l’unico modo che ha la polizia di prendere visione dei messaggi di chat crittografate è quello di sequestrare il dispositivo su cui sono salvate. In pratica, non esistono tabulati esterni agli smartphone.

Una volta effettuato il sequestro, la polizia giudiziaria può acquisire i messaggi WhatsApp attraverso l’utilizzo di appositi software di estrazione, i quali consentono di risalire a tutte le chat presenti all’interno di uno smartphone, anche se cancellate.

Affinché la polizia possa procedere col sequestro, occorre che vi sia un decreto dell’autorità giudiziaria: è necessario, quindi, che un giudice autorizzi la polizia a prelevare lo smartphone e a sottoporlo a perizia.

Tuttavia, nei casi di urgenza, quando non è possibile attendere il decreto del giudice né quello del pubblico ministero, la polizia giudiziaria procede d’ufficio, comunicando entro quarantotto ore l’avvenuto sequestro al pm affinché lo convalidi.

In breve, ecco cosa succede: se la polizia ritiene che ci sia una cosa da dover sequestrare, può procedere anche senza decreto del giudice o del pm, ma solo se vi è un’estrema urgenza. Si pensi ad un posto di blocco durante il quale viene rinvenuta, all’interno di un’auto sospetta, una pistola carica.

Tornando al caso dello smartphone, la polizia potrà procedere al sequestro solamente se:

è già stato emesso un decreto del giudice che consente alle forze dell’ordine di procedere in tal senso; in questo caso, la polizia sarà tenuta a mostrare il provvedimento;

anche senza decreto, v’è particolare urgenza a procedere al sequestro. In questa ipotesi, dopo il sequestro, verrà trasmesso il relativo verbale al pm affinché lo convalidi.

Pertanto, la polizia può controllare il cellulare solamente se vi sono fondati e urgenti motivi: ad esempio, se c’è il sospetto che con quel cellulare si stavano per contattare alcuni complici per avvertirli del pericolo oppure per comunicare un’intenzione criminosa.

Secondo la Corte di Cassazione [1], può ben essere disposto il sequestro probatorio di messaggi WhatsApp e di sms conservati sulla memoria dello smartphone, in quanto gli stessi hanno natura di documenti informatici.

 

Secondo la Suprema Corte, non occorre rispettare tutte le garanzie previste per le intercettazioni telefoniche, in quanto i messaggi WhatsApp non rappresentano un flusso di comunicazioni, ma semplicemente dei dati acquisibili alla stregua di documenti. Lo stesso dicasi per l’acquisizione di e-mail.

Intercettazione di telefonate: come funziona?

L’intercettazione di una telefonata o di un’altra comunicazione analoga (ad esempio, le chiamate effettuate tramite Internet) avviene mediante una speciale procedura stabilita dalla legge [2].

Per la precisione, le intercettazioni sono legali solamente quando:

richieste dal pm;

autorizzate dal giudice per le indagini preliminari;

effettuate dalla polizia giudiziaria, con la propria strumentazione.

L’autorizzazione è concessa dal giudice quando vi sono gravi indizi di reato e l’intercettazione è assolutamente indispensabile ai fini della prosecuzione delle indagini.

Inoltre, il giudice può autorizzare le intercettazioni solamente per gravi reati (tipo lo spaccio di droga, quelli commessi dalle associazioni per delinquere, ecc.) e, se si tratta di dover effettuare un’intercettazione all’interno di un domicilio privato, solo se c’è il fondato motivo di ritenere che in quel luogo si stia svolgendo l’attività criminosa.

Solo eccezionalmente, nei casi di estrema urgenza e gravità, il pm può ordinare alla polizia di procedere a intercettazione senza l’autorizzazione del giudice. In questa evenienza, però, il permesso del giudice non è escluso, ma solo posticipato: entro ventiquattro ore, bisognerà trasmettere il decreto del pm al giudice, il quale ha 48 ore di tempo per convalidare le operazioni.

Note:

[1] Cass., sent. n. 27122 del 14 luglio 2021.

[2] Art. 266 cod. proc. pen.

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