Sinistro stradale: quando non c’è presunzione di colpa?

Sinistro stradale: quando non c’è presunzione di colpa?

Incidente: quando non opera il principio della pari responsabilità? Come dimostrare la colpa in un sinistro? Cos’è il concorso di colpa effettivo?

I sinistri stradali sono purtroppo all’ordine del giorno. Quando si verifica un incidente, l’assicurazione del danneggiante risarcisce i danni subiti dal danneggiato: per legge, infatti, tutti coloro che si pongono alla guida di un veicolo su strada pubblica devono essere coperti da una polizza assicurativa che garantisca il risarcimento a tutte le persone danneggiate. A proposito della circolazione dei veicoli, vige una regola stabilita dal Codice civile secondo cui, in caso di sinistro, si presume che la responsabilità debba essere attribuita al 50% a ciascun soggetto coinvolto nell’incidente. Con questo articolo vedremo quando non c’è presunzione di colpa nel sinistro stradale.

Secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione, la presunzione di pari responsabilità nella determinazione del sinistro non può essere applicata automaticamente senza tener conto degli elementi concreti, quali ad esempio, la circostanza che il conducente sia stato multato per un’infrazione stradale. Insomma, dando seguito a un orientamento piuttosto consolidato, la Suprema Corte ha ribadito che la responsabilità al 50% tra soggetti coinvolti in un sinistro stradale non opera sempre; anzi, tale criterio deve ritenersi sussidiario, cioè subordinato all’incapacità di dimostrare che la colpa vada attribuita diversamente. Se l’argomento ti interessa, prosegui nella lettura: vedremo insieme quando non c’è presunzione di colpa nel sinistro stradale.

Indice:

1 Presunzione di colpa: cos’è?

2 Presunzione di pari responsabilità: quando non si applica?

3 Incidente: quando non c’è presunzione di colpa?

4 Come superare la presunzione di colpa?

5 Concorso di colpa effettivo: cos’è?

Presunzione di colpa: cos’è?

La presunzione di pari responsabilità a seguito di sinistro stradale è una regola stabilita direttamente dal Codice civile.

Per la precisione, la norma dice che, nel caso di scontro tra veicoli, si presume, fino a prova contraria, che ciascuno dei conducenti abbia concorso ugualmente a produrre il danno subito dai singoli mezzi [1].

La presunzione di colpa al 50% opera anche se uno solo dei veicoli riporta danni; ciò significa che l’intero risarcimento viene ripartito tra i conducenti in maniera paritaria, anche se uno di essi è rimasto illeso.

In pratica, la presunzione di colpa dice che, nel caso di sinistro stradale, i soggetti coinvolti sono tutti egualmente responsabili, salvo che non si dimostri il contrario. Questo è un punto fondamentale che approfondiremo nei prossimi paragrafi.

Presunzione di pari responsabilità: quando non si applica?

La presunzione di colpa in un sinistro stradale non si applica ogni volta che sia possibile dimostrare il contrario.

Secondo la giurisprudenza [2], la regola della pari responsabilità per i sinistri occorsi nella circolazione stradale ha funzione sussidiaria, poiché opera solo ove non sia possibile l’accertamento in concreto della misura delle rispettive responsabilità.

Ciò significa che, nel caso in cui si dimostri (in giudizio, ad esempio) che l’incidente si è verificato per esclusiva colpa di uno dei conducenti e che, di conseguenza, nessuna responsabilità è ravvisabile nel comportamento dell’altro, quest’ultimo è esonerato da qualsiasi conseguenza.

In altri termini, la presunzione di colpa a carico di ciascun conducente opera soltanto quando non sia possibile accertare in concreto le cause e il grado delle colpe rilevanti nella produzione dell’evento dannoso.

Incidente: quando non c’è presunzione di colpa?

Secondo una recente sentenza della Suprema Corte [3], la presunzione di pari responsabilità nella determinazione del sinistro non può essere applicata automaticamente senza tener conto degli elementi di fatto, quali ad esempio, la violazione delle regole del Codice della strada.

Il ricorso era stato proposto da una ciclista che era stata investita da un’auto. Secondo la Corte d’Appello, entrambi i soggetti coinvolti nel sinistro dovevano ritenersi responsabili.

Secondo la Corte di Cassazione, invece, la decisione è sbagliata: non può applicarsi in modo automatico la presunzione del pari concorso nella determinazione dell’evento, soprattutto se, in giudizio, sono stati prodotti elementi di prova incontrovertibili che dimostrano la responsabilità di uno solo dei soggetti coinvolti.

Nel caso di specie, la ciclista investita aveva dimostrato che l’automobilista, in occasione del sinistro, era stato multato per non averle dato la precedenza.

In questo contesto, per la Corte di Cassazione è evidente che il principio di pari responsabilità non possa essere applicato, atteso che uno dei soggetti coinvolti nel sinistro aveva dimostrato l’infrazione al Codice della strada dell’altro e, nella fattispecie, la multa per non aver dato la precedenza a chi si trovava in bici.

Come superare la presunzione di colpa?

Per superare la presunzione di colpa, il soggetto coinvolto nel sinistro deve dimostrare:

la condotta colposa altrui;

la propria estraneità a qualsiasi tipo di addebito.

Secondo la Suprema Corte [4], per vincere la presunzione legale di pari concorso nella causazione del sinistro, entrambe le parti sono onerate non soltanto della prova della condotta colposa dell’altro conducente, ma anche della prova (positiva) del proprio comportamento, che deve risultare conforme alle prescrizioni delle norme del Codice della strada e immune da colpa generica.

Concorso di colpa effettivo: cos’è?

Può accadere che, in giudizio, si accerti una maggiore responsabilità a carico di uno dei conducenti senza al contempo riuscire a scagionare del tutto l’altro soggetto coinvolto. Si parla in queste ipotesi di concorso di colpa effettivo.

In un caso del genere, cioè se non è possibile dimostrare la responsabilità esclusiva di uno dei conducenti coinvolti nel sinistro, il giudice potrà decidere di attribuire un obbligo di risarcimento più gravoso a colui che risulta avere più colpa, lasciando la restante parte a carico dell’altro.

Tizio compie una pericolosa inversione a U. Nel fare tale manovra, impatta contro un’altra auto che, però, non aveva rispettato appieno la segnaletica che gli imponeva di fermarsi. Il giudice può ritenere che al primo automobilista spetti una colpa del 70%, mentre al secondo del 30%.

Note:

[1] Art. 2054 cod. civ.

[2] Cass., sent. n. 25412/2017.

[3] Cass., sent. n. 12884 del 13 maggio 2021.

[4] Cass., sent. n. 10513/2017.

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