Comportamenti denigratori del coniuge: quali tutele?

Comportamenti denigratori del coniuge: quali tutele?

Come difendersi dalle offese e dalle umiliazioni continue del coniuge.

Tuo marito non fa altro che screditarti? Ti offende continuamente facendoti sentire una fallita? Proprio tu che hai rinunciato a lavorare per dedicare tutta la vita alla famiglia. Adesso, però, non ce la fai più e hai deciso di reagire.

In questo articolo faremo il punto della situazione sui comportamenti denigratori del coniuge: quali tutele? A chi rivolgersi? Devi sapere che le condotte vessatorie (come insulti, minacce, ecc.) possono manifestarsi anche nel contesto familiare, soprattutto se la coppia è in crisi. Tali comportamenti configurano il cosiddetto mobbing coniugale, un fenomeno che, se non fermato in tempo, può comportare gravi danni alla vittima. Tuttavia, è possibile difendersi, ad esempio chiedendo la separazione con addebito e l’affidamento esclusivo dei figli. Ma non è tutto. Il partner mobbizzato può anche denunciare il fatto alle autorità competenti e chiedere un risarcimento del danno.

Ma procediamo con ordine e cerchiamo di approfondire la questione con poche e semplici battute.

Indice:

1 Comportamenti denigratori del coniuge: quali sono?

2 Comportamenti denigratori del coniuge: quando è mobbing?

3 Comportamenti denigratori del coniuge: il reato di maltrattamenti

4 Comportamenti denigratori del coniuge: quali tutele?

Comportamenti denigratori del coniuge: quali sono?

Prima di vedere quali sono gli strumenti per difendersi dai comportamenti denigratori del coniuge, cerchiamo di capire esattamente di cosa si tratta partendo da un esempio.

Tizio ha perso il lavoro e, a causa della crisi economica, non riesce a trovarne un altro. Passano i giorni e l’uomo diventa sempre più nervoso e aggressivo al punto da prendersela con la moglie Caia, additandola ogni giorno di essere una stupida.

Come puoi notare, nell’esempio riportato Tizio assume nei confronti della moglie un atteggiamento vessatorio. Quindi, quando si parla di comportamenti denigratori del coniuge si fa riferimento a tutte quelle condotte (offese, minacce, disistima, attacchi verbali, provocazioni immotivate, ecc.) finalizzate ad umiliare il partner e distruggerlo psicologicamente.

Esempio:

Mevio e Sempronia si sono separati. Lui si mostra collaborativo onde evitare inutili discussioni, lei, invece, gli impedisce di vedere i figli e tenta in tutti i modi di screditarlo in presenza di amici e parenti.

In quest’altro esempio, Sempronia, la quale evidentemente non accetta la fine del suo matrimonio, fa di tutto per sminuire il ruolo di Mevio all’interno della famiglia e nel contesto sociale.

Comportamenti denigratori del coniuge: quando è mobbing?

I comportamenti denigratori del coniuge rientrano nel vasto fenomeno del mobbing, ossia quel complesso di condotte prevaricatorie perpetrate nei confronti del partner o dei figli. A dispetto di quanto si pensi, però, riconoscere simili comportamenti non è facile in quanto spesso vengono attribuiti ad una crisi temporanea.

 

Per parlare di mobbing, infatti, è necessaria la compresenza dei seguenti elementi:

i comportamenti denigratori devono essere reiterati, cioè ripetuti nel tempo;

le vessazioni devono procurare un danno alla salute psicofisica della vittima. Ad esempio, il coniuge inizia a soffrire di attacchi di panico oppure manifesta una tachicardia;

deve esserci l’intento persecutorio, ossia la volontà di voler mortificare e umiliare la vittima.

Comportamenti denigratori del coniuge: il reato di maltrattamenti

L’insieme dei comportamenti degradanti visti poc’anzi potrebbe avere anche rilievo penale ed integrare il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi [1] punito dal Codice penale con la reclusione fino a sette anni. La pena è aumentata se il fatto è commesso in danno del minore di quattordici anni oppure se ne deriva una lesione personale grave o la morte.

Per la configurabilità del delitto è necessaria la volontà di porre in essere vessazioni ripetute tali da ridurre la vittima (ossia il familiare) in uno stato di soggezione.

Comportamenti denigratori del coniuge: quali tutele?

Dopo aver inquadrato la questione, vediamo di capire cosa può fare la vittima per difendersi una volta per tutte.

Dal punto di vista civile, il coniuge che subisce continue vessazioni dal partner ha il diritto di rivolgersi al giudice per chiedere la separazione con addebito. In buona sostanza, si deposita un ricorso in tribunale in cui si racconta che la fine del rapporto dipende esclusivamente dal coniuge per essere venuto meno ai suoi doveri matrimoniali.

Inoltre, qualora ci siano dei figli minori e la condotta del genitore provochi un grave pregiudizio al loro benessere psicofisico, allora è possibile chiedere l’affidamento esclusivo. Spetterà al giudice valutare le circostanze del caso e decidere in merito. Attenzione: in presenza di gravi inadempienze o di atti che comunque ostacolino le modalità dell’affidamento, il tribunale può anche ammonire il genitore inadempiente e condannarlo al pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria fino ad un massimo di 5.000 euro a favore della Cassa delle ammende.

Infine, la vittima potrebbe anche ottenere un risarcimento a condizione che riesca a dimostrare di aver subito un danno a causa dei comportamenti denigratori del coniuge: pensa, ad esempio, alla moglie che, a fronte delle continue umiliazioni del marito, inizia a soffrire di una grave forma di depressione curata attraverso l’assunzione di medicinali.

Dal punto di vista penale, invece, la vittima può presentare una denuncia – querela (a seconda che la condotta perpetrata configuri un reato procedibile d’ufficio o su iniziativa di parte) all’autorità competente (polizia, carabinieri, Procura della Repubblica). In questo modo, si mette in moto la macchina della giustizia al fine di individuare il responsabile e ad accertare i fatti.

Ancora, in caso di rinvio a giudizio dell’imputato, la persona offesa può rivolgersi ad un avvocato di fiducia per costituirsi parte civile nel processo penale ed ottenere un risarcimento del danno in caso di condanna del coniuge.

In conclusione, va precisato che spesso chi è vittima di mobbing coniugale ha paura di chiedere aiuto perché pensa che la situazione possa peggiorare. Tuttavia, è importante segnalare immediatamente i fatti alle autorità competenti oppure rivolgersi ai tanti centri anti-mobbing presenti in tutta Italia ove personale competente aiuterà tutti coloro che vivono situazioni del genere.

Note:

[1] Art. 572 cod. pen..

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