Quando due coniugi hanno una residenza diversa.

Due persone sposate possono vivere separatamente? Quali sono gli effetti fiscali sulla prima casa e sul pagamento dell’Imu? Se i coniugi hanno residenza diversa chi paga l’Imu?

Cosa succede quando due coniugi hanno residenza diversa? La legge non obbliga marito e moglie ad avere la stessa residenza anagrafica. La stessa convivenza è un obbligo del matrimonio che può essere derogato su accordo delle parti qualora subentrino particolari necessità come, ad esempio, un trasferimento lavorativo.

Tuttavia, la scelta della residenza può avere delle ricadute dal punto di vista fiscale (ossia sul pagamento delle tasse): sia in ordine al cosiddetto bonus prima casa, che all’esenzione dal pagamento dell’Imu sull’abitazione principale.

Vediamo, qui di seguito, quando sussiste l’obbligo della coabitazione tra marito e moglie, cosa succede se quest’obbligo viene violato, quali sono le conseguenze in termini di responsabilità verso il coniuge e, soprattutto, nel caso in cui sussista un accordo, chi deve pagare l’Imu e le tasse sulla casa. Ma procediamo con ordine.

Indice:

1 I coniugi devono avere la stessa residenza?

2 Violazione del dovere di convivenza

3 Cosa succede quando i coniugi hanno residenza diversa?

3.1 Bonus prima casa

3.2 Interessi passivi sul mutuo

3.3 Esenzione Imu.

I coniugi devono avere la stessa residenza?

A norma dell’articolo 144 del Codice civile, i coniugi non devono avere per forza la stessa residenza; tuttavia, se così dovesse essere, è necessario un accordo. Se manca l’accordo in merito all’indirizzo ove fissare la “vita familiare”, è il giudice a intervenire su richiesta di uno dei due coniugi e a tentare una soluzione concordata. Ove tale soluzione non sia possibile, il tribunale adotta la via che ritiene più adeguata alle esigenze di unità e della vita della famiglia.

Insomma, anche se il matrimonio si basa sul dovere di coabitazione, è sempre ammessa la possibilità di derogarvi quando vi sia un’intesa in tal senso tra marito e moglie. Intesa che non deve essere necessariamente scritta, ben potendo risolversi in un accordo verbale o anche tacito. È il tipico caso, ad esempio, del marito che, dovendo lavorare per più anni in un’altra città, decida di spostare in quel luogo la residenza anche ai fini fiscali.

È vero, il matrimonio si basa sulla coabitazione, tant’è che chi va via di casa senza una valida ragione subisce il cosiddetto «addebito» nel caso di separazione e perde il diritto all’assegno di mantenimento. Tuttavia, la coabitazione non implica di regola anche l’obbligo di residenza sotto lo stesso tetto. Dall’altro lato, la coabitazione non deve essere intesa come mera convivenza sotto lo stesso tetto, ma come una vera e propria comunione di vita. Tale dovere infatti non impone ai coniugi di convivere costantemente e continuativamente nella residenza familiare.

Il dovere può essere attenuato in considerazione delle esigenze personali di ciascun coniuge, ad esempio per motivi di salute, di lavoro e di studio. In tali casi, però, il dovere non può essere disatteso totalmente: è necessario riconoscere un contenuto minimo inderogabile. Pertanto, i coniugi possono anche stabilire di comune accordo dimore diverse, ma tale scelta deve essere temporanea e non comportare l’esclusione dalla vita e dalla quotidianità dell’altro.

Violazione del dovere di convivenza

Un coniuge può legittimamente allontanarsi dalla residenza familiare se ricorre una giusta causa ossia quando:

esistono situazioni o comportamenti dell’altro coniuge incompatibili con la prosecuzione della coabitazione: si pensi a un coniuge violento o vessatorio;

è in atto una crisi matrimoniale e, quindi, l’allontanamento non è causa della crisi matrimoniale, ma la sua conseguenza;

è stata proposta una domanda di separazione, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio.

Invece, in assenza di giusta causa, l’allontanamento dalla casa familiare, senza l’intenzione di volervi fare ritorno in breve tempo, costituisce una violazione degli obblighi matrimoniali che implica il cosiddetto addebito ossia – nel caso in cui la coppia si separi – la perdita dei diritti successori e della possibilità di esigere l’assegno di mantenimento.

Cosa succede quando i coniugi hanno residenza diversa?

In linea generale, è dovere di ogni cittadino fissare la propria residenza dove dimora abitualmente ossia dove vive per gran parte dell’anno. Indicare all’Anagrafe una residenza fittizia o di comodo costituisce reato di falso in atto pubblico.

Sotto un profilo fiscale, invece, il pagamento delle tasse risente fortemente della residenza fissata dal contribuente. Ci sono tre diverse situazioni da tenere in considerazione.

Bonus prima casa

In caso di compravendita di un’abitazione, è possibile usufruire del bonus prima casa solo se si trasferisce la residenza nel Comune ove si trova tale immobile entro 18 mesi dal rogito. Ciò dà diritto a una riduzione dell’Iva (dal 10% al 4%) oppure, in caso di acquisto da privato, dell’imposta di registro (dal 9% al 2%).

La legge non richiede che la residenza si trovi presso lo stesso indirizzo dell’immobile acquistato: è sufficiente che si trovi nel Comune ove questo è collocato.

Pertanto, ben può essere che una persona, residente con il proprio coniuge presso un altro indirizzo dello stesso Comune, acquisti un immobile con il bonus prima casa pur senza vivervi all’interno.

In buona sostanza, per ottenere il bonus prima casa non è necessario cambiare residenza rispetto a quella del proprio coniuge se questa è situata nello stesso Comune ove si trova l’immobile acquistato o da acquistare.

Interessi passivi sul mutuo

La legge consente una detrazione del 19% sugli interessi passivi per l’acquisto della prima casa. Tale agevolazione è subordinata all’utilizzo dell’immobile come abitazione principale, ossia come dimora abituale (bisogna cioè vivervi all’interno per gran parte dell’anno). E ciò a prescindere dal luogo ove si abbia la residenza anagrafica (condizione formale). Pertanto se, a seguito del matrimonio, la moglie abita nell’immobile del marito, la detrazione sulla casa da questa acquistata in un momento successivo viene persa anche se vi fissa la residenza.

Esenzione Imu

Se i coniugi hanno residenza diversa chi paga l’Imu? Si tratta di una domanda assai frequente.

L’esenzione Imu sull’abitazione principale spetta solo in presenza di due requisiti:

residenza anagrafica del proprietario e del suo nucleo familiare presso l’immobile in questione;

dimora abituale del proprietario e del suo nucleo familiare presso l’immobile in questione (per «dimora abituale» si intende il luogo ove, di fatto, il soggetto vive e abita per gran parte dell’anno).

Pertanto, se moglie e marito hanno residenza diversa in due abitazioni distinte, nessuno dei due avrà diritto all’esenzione Imu.

Se entrambi hanno residenza nello stesso immobile, che quindi sarà anche luogo di dimora abituale, allora quest’ultimo non è soggetto ad Imu e sarà invece tassato l’ulteriore immobile di proprietà di uno dei due.

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