Quando si può fare rumore in un condominio?

Quando si può fare rumore in un condominio?

In quali orari si deve fare silenzio in casa e quando il rumore è reato: cosa fare contro i vicini rumorosi.

Non c’è nessuna legge che dica quando si può fare rumore in condominio. Tutt’al più, si potrà trovare un regolamento condominiale che dica, al contrario, quando i rumori sono vietati. Non è però necessario che ciò avvenga. Quindi, in assenza di diverse determinazioni da parte dell’assemblea dei condomini, come bisogna comportarsi? In altri termini, in quali ore è consentito, ad esempio, fare le pulizie di casa, sbattere i tappeti, suonare la batteria o la chitarra, alzare il volume dello stereo, azionare l’asciugatrice della biancheria?

Per sapere quando si può fare rumore in condominio è necessario partire dalle norme che regolamentano le immissioni acustiche e il reato di disturbo alla quiete pubblica. Dopodiché, si potrà avere un quadro più chiaro di quali comportamenti adottare e come tutelarsi dagli schiamazzi dei vicini rumorosi.

Indice:

1 Quando è vietato fare rumore in condominio?

2 Quando i rumori sono consentiti?

3 Quando i rumori sono illeciti civili e quando sono reato?

4 Quando si può fare rumore in condominio?

Quando è vietato fare rumore in condominio?

Non tutti i rumori sono vietati. Ci sono rumori necessari, come quelli degli elettrodomestici e dei lavori di ristrutturazione, che ogni proprietario di appartamento ha il diritto di eseguire, e rumori non necessari, come gli esercizi allo strumento musicale, che invece vanno contingentati. In entrambi i casi, però, è necessario rispettare il riposo delle persone. Per cui, sarà bene che anche un asciugacapelli non venga attivato alle 2 di notte.

La legge, sul punto, è estremamente generica lasciando ai giudici il potere di decidere, caso per caso, quando il rumore si deve intendere illecito e quando invece sopportabile. Il tutto è racchiuso in due norme: una contenuta nel Codice civile e l’altra nel Codice penale.

L’articolo 844 del Codice civile stabilisce che i rumori che non superano la «normale tollerabilità» non possono essere vietati. Di converso, sono illeciti i rumori intollerabili. Sembra tautologia, una ripetizione della premessa, ma tant’è: il legislatore non ha potuto/voluto fare di meglio.

Poi, c’è l’articolo 659 del Codice penale che stabilisce la pena dell’arresto fino a tre mesi o l’ammenda fino a 309 euro per chi disturba le occupazioni o il riposo delle persone con schiamazzi, rumori o abusando di strumenti sonori o non impedendo che il cane abbai.

La prima norma punisce un semplice illecito civile a fronte del quale si può solo chiedere un provvedimento del giudice che ordini la cessazione dei rumori e, a tutto voler concedere, il risarcimento del danno; la seconda norma invece istituisce un reato, quello che comunemente viene chiamato «disturbo della quiete pubblica».

Abbiamo così tre diversi livelli:

i rumori consentiti perché non superano la normale tollerabilità;

i rumori non consentiti che sono semplici illeciti civili;

i rumori non consentiti che sono reati.

Come distinguiamo una categoria dall’altra? La legge non lo dice ma lo hanno chiarito i giudici in tutto questo tempo.

Quando i rumori sono consentiti?

Possiamo innanzitutto dire che i rumori consentiti sono quelli che non generano molestie. E per stabilire ciò basta fare una perizia fonometrica: se il rumore non supera di 3 decibel il rumore di fondo, quello cioè percepibile dall’esterno, allora si deve considerare lecito.

Si tratta di un metodo costoso perché richiede chiaramente l’intervento di un tecnico. Così, volendo semplificare le cose, si può dire che un rumore è lecito se, chiuse le finestre, non arriva sino in casa dei vicini. È vero: ci sono pareti più sottili ed altre meno, persone con l’orecchio fine o più suscettibili al rumore e altre invece più distratte e accondiscendenti. Per la legge bisogna considerare le condizioni oggettive dello stabile (e quindi la dimensione dei muri) e riferirsi all’uomo medio, dotato di una “normale” sensibilità ai rumori.

Il giudice deve tenere conto, inoltre, di una serie di parametri, primo tra tutti la dislocazione geografica dell’immobile. Nelle zone nel centro città, caratterizzate da maggiore rumorosità, è più difficile che gli schiamazzi del vicino possano diventare molesti rispetto alle zone di periferia o alle aree residenziali, di norma più silenziose.

Poi, c’è chiaramente l’orario in cui il rumore viene prodotto: tanto più è prossimo a sera, tanto più sarà superiore al rumore di fondo e, quindi, illecito.

Bisogna considerare infine la persistenza del rumore: una cosa è un piatto che cade, un’altra un tappeto sbattuto.

Quando i rumori sono illeciti civili e quando sono reato?

Se, alla luce di tali parametri, il giudice ritiene che il rumore sia divenuto intollerabile, allora lo stesso deve considerarsi illecito.

A questo punto, bisogna stabilire quando il rumore diventa reato (per cui è possibile chiamare la polizia o i carabinieri) e quando invece resta un semplice illecito civile. Qui la distinzione non si gioca più sull’entità del volume ma sul numero di persone molestate:

se si tratta solo dei vicini attigui all’appartamento del molestatore, siamo in presenza di un illecito civile: in tal caso, come anticipato, l’unica tutela è fare causa al responsabile sperando che il giudice lo condanni, oltre alla cessazione delle condotte moleste, al risarcimento (bisognerà però provare di aver subito un effettivo danno, cosa non facile);

se si tratta di tutto il condominio (o gran parte di esso), scatta il reato. Il disturbo alla quiete pubblica si realizza quando viene molestato un numero indeterminato di persone, siano esse quelle dello stesso stabile o del quartiere. In tale ipotesi, è possibile chiamare le autorità e sporgere denuncia.

Quando si può fare rumore in condominio?

Alla luce di quanto abbiamo sinora detto, è possibile trarre alcune conclusioni:

la legge non dice quando si può fare rumore in condominio ma la prima cosa da fare è verificare se tale indicazione è contenuta nel regolamento di condominio che potrebbe tutt’al più indicare gli orari di assoluto silenzio. Ciò non significa, però, che negli altri orari della giornata si possa fare tutto il baccano che si vuole, dovendosi comunque evitare i rumori superiori alla normale tollerabilità;

in mancanza di indicazioni nel regolamento condominiale, bisogna sempre riferirsi ai rumori di fondo: tanto più si volge alla sera o si è in prima mattina, quando ancora nelle strade non c’è alcun rumore, tanto più è necessario moderare il volume delle proprie attività o degli strumenti. E nelle zone residenziali o di campagna, dove c’è sempre molto silenzio, bisogna stare ancora più attenti e, anche durante il giorno, evitare gli schiamazzi eccessivi;

quando la produzione di un rumore è strettamente necessaria – come nel caso dei lavori di ristrutturazione o delle pulizie di casa – occorre osservare gli orari di riposo convenzionalmente stabiliti dagli usi della cittadinanza: quindi si potrà fare rumore dalle 8.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.30 circa, essendo questi di solito gli orari lavorativi. Dopo tali fasce orarie sarà sempre possibile produrre rumori, ma riducendone la soglia per conformarla al rumore di fondo (si pensi al volume della tv);

quando un rumore non è necessario, allora bisogna cercare di trovare il giusto equilibrio tra il proprio diritto ad esercitare le attività lecite all’interno della propria dimora – ad esempio, gli esercizi al pianoforte – e il pari diritto dei condomini a non essere molestati. Il che significa eventualmente ridurre al minimo indispensabile il rumore, eventualmente avvalendosi di strumenti di insonorizzazione della camera o usando le cuffie;

se si organizza una festa, sarà buona educazione informare di ciò i vicini, facendo attenzione a non superare gli orari del riposo (di norma, le 22.00) dopo i quali bisognerà spegnere lo stereo e ogni altra fonte di rumore.

Lascia un commento

Post Recenti

  • 0923 711979 - 347 0709326
  • info@avvocatogiuseppegandolfo.it
  • Via G. Garibaldi, 15 - Marsala

Seguimi su