Quali sono i reati permanenti?

Quali sono i reati permanenti?

La consumazione del reato e le caratteristiche del reato permanente.

Quando si parla della commissione di reati, siamo abituati a sentir parlare di “consumazione” del crimine: con tale espressione si fa riferimento al momento in cui la condotta illecita viene portata a compimento e quindi il reato può dirsi realizzato.

Ebbene, l’individuazione di tale elemento è molto importante perché proprio in relazione al momento in cui il delitto si è consumato, è possibile operare una classificazione dei reati che possono distinguersi in reati istantanei, reati permanenti, abituali, o a consumazione prolungata.

Per quale motivo fare tale distinzione può essere molto importante? In cosa si differenziano tali reati? E quali sono i reati permanenti? Prima di poterci occupare in modo specifico di quest’ultima categoria di reati, è opportuno fare chiarezza su alcuni concetti di fondamentale importanza, soprattutto su quelli di consumazione e di perfezione del reato.

La consumazione del reato

Come accennato nella nostra introduzione, la consumazione del reato coincide con il momento in cui viene interamente realizzata la fattispecie prevista da una norma incriminatrice (ossia le norme contenute nel codice penale che prevedono un reato e la relativa pena).

Si dice solitamente che la consumazione rappresenta il momento in cui il reato viene a “cessare” in quanto ha raggiunto la massima gravità concreta (ad esempio, nel reato di furto, la consumazione coincide col momento in cui il reo si impossessa della refurtiva).

Dalla consumazione va distinta la perfezione del reato: si dice che il reato si è “perfezionato” quando se ne sono realizzati tutti gli elementi strutturali, mentre si consuma nel momento in cui l’offesa al bene giuridico tutelato dalla norma incriminatrice raggiunge la sua estensione massima.

Perfezione e consumazione del reato non sempre coincidono: le ipotesi di scissione tra i due momenti vengono individuati soprattutto nelle ipotesi di reato abituale o permanente. Ma di che tipo di reati si tratta?

Come già accennato nella nostra introduzione, in base al momento in cui il reato viene a consumazione, è possibile operare una classificazione del reato in:

reati istantanei: consumazione e perfezione coincidono (come ad esempio nel caso del reato di furto [1]);

reati permanenti: consumazione e perfezione non coincidono, la condotta criminosa si protrae nel tempo e l’offesa nei confronti della vittima del reato viene prodotta proprio dal protrarsi della condotta (come nel caso di sequestro di persona [2]);

reati abituali: anche in tal caso il momento della consumazione e della perfezione non coincidono, la condotta criminosa consiste in una serie di atti che vengono ripetuti nel tempo ma, a differenza del reato permanente, tra una condotta e quella successiva intercorre un certo periodo di tempo (l’esempio classico è quello dei maltrattamenti in famiglia [3]).

Reato permanente: cos’è?

Dopo esserci occupati delle nozioni di consumazione e perfezione ed aver effettuato una distinzione a seconda dei casi in cui tali due momenti coincidono o meno, torniamo all’argomento di nostro interesse, ossia il reato permanente.

Va innanzitutto precisato che quando parliamo di reato permanente, facciamo riferimento a un reato di creazione giurisprudenziale che sussiste quando l’offesa commessa dall’agente a un bene giuridico tutelato dal nostro ordinamento giuridico, dura nel tempo a causa di una sua condotta criminosa che è persistente e volontaria. In pratica, per poter parlare di reato permanente è necessario che il reo mantenga nel tempo la condotta criminosa. Esso appartiene ad una categoria più ampia, quella dei cosiddetti reati di durata (della quale fa parte anche il reato abituale cui abbiamo fatto cenno sopra).

Il reato permanente si compone di due fasi:

una fase iniziale in cui il soggetto agente pone in essere tutti i fatti perché si verifichi il fatto illecito;

la fase della continuazione che, secondo la giurisprudenza, consiste nel persistere, da parte del soggetto agente, nella condotta.

L’esempio classico di reato permanente è il sequestro di persona, una fattispecie criminosa che consiste nel privare qualcuno della libertà personale per un determinato periodo di tempo. Tale reato si consuma nel momento in cui la vittima viene privata della propria libertà personale per un lasso tempo apprezzabile. La fase della continuazione di cui abbiamo detto sopra coincide, quindi, con la persistenza della volontà del soggetto agente di negare la libertà all’ostaggio, quindi nel mantenimento della condotta di privazione della libertà personale.

Un altro tipo di reato permanente è la riduzione in schiavitù [4]: il nostro Codice penale punisce chi riduce o mantiene una persona in uno stato di soggezione continuativa, costringendola a prestare attività lavorativa o a porre in essere atti sessuali o comunque altre attività illecite con violenza, minaccia o mediante la promessa di dazione di somme di denaro. Tale reato ha anch’esso natura permanente, poiché richiede una condizione di soggezione continuativa della vittima all’agente.

Stabilire se un delitto appartiene o meno alla categoria dei reati permanenti è importante in quanto consente di calcolare da quale momento decorre la prescrizione, ossia l’estinzione del reato a causa del trascorrere del tempo [5]. Il nostro Codice penale stabilisce che, nel caso di reati permanenti, la prescrizione decorre dal giorno in cui è cessata la permanenza [6] (nel caso del sequestro, quindi, il termine di prescrizione deve essere calcolato a partire dal momento in cui è venuta meno la privazione della libertà personale della vittima del reato).

Note:

[1] Art. 624 cod. pen.

[2] Art. 605 cod. pen.

[3] Art. 572 cod. pen.

[4] Art. 600 cod. pen.

[5] Art. 157 cod. pen.

[6] Art. 158 cod. pen.

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